Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino
leggi un estratto:
Il Tullio e l’eolao
Nella testa della supplente di italiano
Premio Italo Calvino, 2020 – Menzione speciale del Direttivo
Premio opera prima Giuseppe Berto, 2022
Premio Campiello Junior 11-14, 2023
Premio POP opera prima, 2023
Premio opera prima Severino Cesari, 2023
Premio Zeno romanzi editi, 2023
Il testo, con fantasia scatenata e una lingua mai stanca di sorprendere, sotto l’apparenza del mero divertimento, descrive con esattezza antropologica un ordinato mondo di periferia residenziale dei nostri tempi (nel caso, ticinese), proponendo un’ariosa alternativa attraverso la famiglia del Tullio. Interessante tentativo di costruire un’opera ibrida rivolta contemporaneamente all’immaginazione infantile e a una sensibilità matura. Ardita scommessa in gran parte vinta. Un libro da illustrare e da leggere insieme, bambini e grandi. L’eolao, uno straordinario bruco mutante, si inserisce nella casa unifamiliare con giardino ‒ dove non si contano i gatti dai nomi grammaticali ‒ della bizzarra famiglia Ghiringhelli. Scatta immediatamente un amore col Tullio, pigro allievo di quinta elementare dotato di una sbrigliata immaginazione, che si porterà l’eolao anche a scuola. La narrazione. un caleidoscopico susseguirsi di sequenze surreali in un sottile gioco tra ordine e disordine.
Siamo rimasti colpiti – ha commentato la scrittrice Laura Pariani, componente della giuria – dall’inventiva dell’autore che, seguendo la lezione di Rodari e di Pennac, crea uno scoppiettante caleidoscopio di situazioni surreali. Il protagonista Tullio, bollato a scuola come una nullità, ha una mente ribollente di fantasticherie che rimbalzano dalla strampalata famiglia Ghiringhelli alla Banca Elvezia di Lugano e, con un vero e proprio effetto di stravolgimento culturale, producono riverberi fin nella Svizzera tedesca. Motore del romanzo è l’invenzione linguistica che ottiene effetti umoristici di grande forza; come nei capitoli in cui le metafore prendono vita. Ne deriva un ritratto stupefacente di una Svizzera che perde l’aura di efficienza «perfettina» di cui di solito si circonda. Il tutto ad opera di un bambino che rifiuta di farsi incasellare e diventare uno dei tanti che deve «lavorare per poter guadagnare per poter pagare per poter vivere per poter lavorare».
Per il ragionato sperimentalismo linguistico, per la fantasia molto smisuratissima, per una storia che sa parlare a tutti attraverso lo sguardo di un bambino.
È la dimostrazione di come la lingua abbia davvero a che fare con la creazione e di come a volte le parole abbiamo il potere di far nascere mondi che prima non c’erano e che, al solo ascoltarli, ti viene da ridere. Non possiamo dire di più, per non fare spoiler. Solo che a volte la lingua, come un’allegra coltura di batteri, è così viva che fa germinare storie dappertutto. Perfino nella Svizzera Italiana.
Tutte le famiglie felici sono uguali, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo, e poi ci sono i Ghiringhelli”. È nata infatti una nuova famiglia letteraria, ed è quella strampalata e poetica raccontata in questo libro. In apparenza un “semplice” Bildungsroman, che va grossomodo da estate a estate, seguendo un anno scolastico del più piccolo dei Ghiringhelli, il Tullio. Ma l’autore gli affianca una deliziosa creatura di fantasia in una prosa fresca e abbondante di invenzioni. Un testo per tutti, giovani e adulti. Ma certo, se un ragazzino non si innamora dei libri leggendolo, non resta che spegnere le luci, chiudere porte e finestre e andarcene tutti via.